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autore
brano
 
Cicerone
De Natura Deorum III,46
 
originale
 
[46] Vide igitur, ne virtutibus hominum isti honores habeantur, non immortalitatibus; quod tu quoque, Balbe, visus es dicere. Quomodo autem potes, si Latonam deam putas, Hecatam non putare, quae matre Asteria est sorore Latonae? An haec quoque dea est? vidimus enim eius aras delubraque in Graecia. Sin haec dea est, cur non Eumenides? Quae si deae sunt, quarum et Athenis fanumst et apud nos, ut ego interpretor, lucus Furinae, Furiae deae sunt, speculatrices, credo, et vindices facinorum et sceleris.
 
traduzione
 
46. Bada che questi onori non vengano attribuiti alle virt? di esseri umani anzich? alla loro immortalit?! E mi sembra che anche tu dicessi questo, caro Balbo! Se consideri Latona una dea come puoi non fare altrettanto per Ecate che ? figlia di Asteria, una sorella di Latona? E' dunque una dea anche costei? Si direbbe di s?, dal momento che in Grecia abbiamo visto altari e templi a lei consacrati. E se costei ? una dea, perch? non dovrebbero esserlo anche le Eumenidi? E se lo sono le Eumenidi, che in Atene hanno un tempio ad esse consacrato e qui da noi - per quanto io penso di poter ritenere - il bosco di Furina, sono dee anche le Furie, osservatrici e punitrici dei delitti e delle scelleratezze.
 

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